L’Armonia basata sulla scala diatonica genera
sostanzialmente tre tipi di armonia:
-
Armonia tonale
-
Armonia modale
-
Armonia cromatica
Tutte prevedono l’esistenza del “centro tonale”. In particolare nella armonia tonale tale centro è
definito “tonalità”, nella armonia
modale è definito “modo prevalente”,
nella armonia cromatica è definito “ancora
tonale”. Le differenze sono notevoli perché sono profondamente diversi i
meccanismi che generano questi centri tonai nei vari tipi di Armonia.
Schonberg affermava:
("Manuale d'armonia", pubblicato a Vienna nel 1921 )
“
Atonale potrebbe significare soltanto: qualcosa che non corrisponde affatto
all'essenza del suono. Già la parola tonale viene usata in modo non giusto, se
la s'intende in un senso esclusivo e non inclusivo. Solo questo può essere
valido: tutto ciò che risulta da una serie di suoni, sia attraverso il mezzo di
riferimento diretto ad un solo suono fondamentale oppure mediante connessioni
più complicate, forma la tonalità.
Il
termine dato dall’autore Tonino Miano al suo testo: “Non-Tonal technical
studies” esprime a mio avviso quella che è la differenza tra la musica
non-tonale e quella atonale. Ritengo che la armonia atonale sia priva di
connessioni armoniche di qualsiasi genere, invece l’armonia non-tonale conserva
un qualsivoglia meccanismo di connessione armonica. Tale meccanismo è
soggettivo e non rientra nei meccanismi di pubblico dominio che generano le
connessioni armoniche della musica tonale, modale e cromatica. L’elemento soggettivo
diventa gradualmente più importante man mano che procediamo dalla armonia
tonale a quella modale e poi a quella cromatica e questo coincide con il
processo inverso che nella stessa progressione vede ridursi le regole
gerarchiche basate su meccanismi di connessione armonica di pubblico dominio.
Il discorso portato un po’ all’estremo è che nelle armonie basate sulle regole
di pubblico dominio l’intervento del musicista ha un carattere prevalentemente
esecutivo, mentre nelle armonie che posseggono meno regole prevale il carattere
stilistico del musicista anche perché è l’unica cosa che rimane.
Questi
concetti hanno due estremi, da un lato l’armonia tonale con la tonalità e le
sue regole gerarchiche, dall’altro l’armonia non-tonale dove l’unica regola è
il carattere armonico del musicista.
Le
connessioni armoniche nella armonia non-tonali sono personali.
Il
problema è stabilire se esistono o non
queste connessioni perché se esse non esistono non possiamo parlare di Musica,
se esse esistono possiamo parlare di musica.
Ho
guardato con profondo interesse il lavoro di Miano cercando di capire se nei
suoi studi tecnici non-tonali esiste un carattere armonico soggettivo oppure ci
troviamo esclusivamente di fronte a
studi tecnici tipo arpeggi, scale ecc.
Ho trovato questo carattere
armonico,
questa vita che rende il lavoro di Miano non una fredda stesura di note
finalizzata ad un risultato tecnico.
Al
di là della importanza di quello che è lo sviluppo della capacità tecnica e che
il lavoro di Miano assolve egregiamente, questo testo ci permette di
individuare un’anima musicale anche dove è molto difficile trovarla.
In questo senso il lavoro dell’Autore va oltre
l’insegnamento tecnico in quanto ci lancia fra le righe un vigoroso messaggio
compositivo che è “conditio sine qua non”
per l’approccio alla armonia non-tonale.
Giuseppe Perna