sabato 4 febbraio 2012

INTERVISTA DEL GIORNALE "b-magazine-benevento"ITALY

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Massimo Varchione.







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19 gennaio
Massimo Varchione



Salve le scrivo per l'intervista per B magazine. Le invio tre domande alla quale la invito a rispondere.


1) Qual'è il suo primo ricordo attinente alla musica?




2) Quanto tempo dedica oggi allo strumetno e allo studio?




3) L' improvvisazione richiede uno studio attento delle possibilità musicali e tecniche. La sfida è duplice perchè da una parte il pubblicoi deve affidarsi totalmente e dall'altra il pianista/compositore deve combattere i rischi che l'imporvvisazione comporta (il rischio di annoiare, la mancanza di idee etc etc). La sua esperienza cosa le ha insegnato al riguardo?


Ci risentiamo per un commento e per magari altre domande.
Saluti, massimo.

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20 gennaio
Perna Giuseppe



CIao Massimo, rispondo alle tue domande.
1) Il primo ricordo attinente alla musica riguarda il periodo durante il quale mio padre mi portava dal maestro di pianoforte all'età di 6 anni.
2) Allo strumento dedico il tempo necessario per mantenere l'"allenamento", poche ore alla settimana.
Lo studio nel caso mio, in qualità di improvvisatore, non consiste nello studio dei classici e neanche nella improvvisazione in quanto esercizio, perchè la composizione estemporanea richiede uno stato d'animo particolare.
3) Certamente le capacità tecniche sono la "conditio sine qua non", inoltre nella improvvisazione è indispensabile avere una profonda conoscenza dell'armonia, è bene che anche nella esecuzione ci sia tale competenza ma non è indispensabile.
Certamente la composizione estemporanea è rischiosa per il pubblico in quanto se non pronto rischia di annoiarsi.
Il pianista se si propone come improvvisatore in una performance di "solo piano", vuol dire che ne ha le capacità, il problema vero è la qualità del pianoforte che spesso è inadeguata e l'"ambient". Questi ultimi sono i fattori che influenzano in maniera notevole la performance pianistica. La mia esperienza, caro Massimo, mi ha insegnato che la musica è un'erba spontanea non una pianta da giardino.
Ti saluto e sono disponibile.
a presto.
Giuseppe Perna

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22 gennaio
Massimo Varchione



ok, qualche altro passaggio per approfondire.




E' anche vero che se la musica è un'erba spontanea, bisogna saperla riconoscere. Il livello di educazione alla musica in Italia rasenta il ridicolo. Le sale da concerto faticano a vedere i giovani, i programmi dei concerti sono ripetitivi e abusati. Una cultura musicale maggiore favorirebbe una vitalità musicale invece si preferisce appiattire tutto per dare spazio al prodotto industriale. Secondo lei questa cosa può essere combattuta?

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23 gennaio
Perna Giuseppe



Tutto ciò che dici è esatto. Certo il fenomeno può essere combattuto ma è come spingere lungo una salita una grossa auto che non cammina. Bisognerebbe andare alle origini del fenomeno per capirne la soluzione. La superficialità con cui si affronta la musica è un aspetto della superficialità con la quale si affrontano praticamente tutti gli aspetti della vita sociale sia in relazione con il prossimo che in relazione con il proprio io. Ritengo che tale condizione sia il risultato della decomposizione dell'idea marxista, un fallimento iscritto nella stessa sostanza teorica del marxismo, che si presentava come la maggior sintesi di opposti della storia del pensiero filosofico: il massimo dell’utopia si univa al massimo del realismo politico come totale inclusione dell’etica nella politica.
Questa unione si è decomposta e se nei paesi in cui il comunismo ha in passato raggiunto il potere, laddove il momento utopistico scompariva del tutto quel che ne restava era il realismo politico, di cui il totalitarismo per molto tempo è stato l’espressione e nei paesi occidentali tale decomposizione ha dato luogo alla più grande eterogenesi dei fini della storia.
Riportando passi del pensiero di Augusto Del Noce da “Pensare la Storia” di V. Messori, “Catastrofe” e Comunismo, si legge: “Un termine era caro fra tutti a Del Noce, quello di catastrofe, nel senso, però, etimologico di «voltare giù», dunque di «rovesciare». Catastrofe del marxismo nel senso quindi di rovesciamento totale delle previsioni: la giustizia, la libertà, il benessere universali promessi dal socialismo, si trasformano in illiberalità e miseria culturale e materiale. Così mentre il popolo umiliato, offeso, affamato si rivolta contro i regimi «popolari» e li travolge, il marxismo occidentale, quello che non ha avuto la possibilità di realizzarsi in pratica, conosce anch’esso la sua catastrofe, si rovescia anch’esso nel suo contrario.
in effetti proprio questo è avvenuto: il partito comunista intende cambiare nome e intanto ha assunto l’ideologia più borghese di tutte, quella del «liberalismo di sinistra» e trova i suoi più potenti fautori nella borghesia della grande finanza internazionale.
Esito finale, comunque, di tutte le ideologie moderne, comuniste o liberali, è stata la caduta di tutti gli ideali e di tutti i valori.
In conclusione, a me pare che i nuovi filosofi della morale, postmarxisti, asseriti critici del sistema,( per intenderci quelli che organizzano gi spettacoli nei teatri o gli eventi culturali nell'ambito dei comuni con il danaro pubblico) siano in realtà convenzionalisti ossia, in quanto uniformati alla linea dominante, riflettono l’idea di una morale e dell'arte come convenzione, come un insieme di regole e di norme giustificato in ragione della loro utilità per l’ordine sociale; il che sarebbe pur lodevole se non fosse per il fatto che tale ordine non sembrerebbe posto a difesa dei valori ma ha in se stesso il solo valore; il contraccolpo del marxismo è stato di far emergere lo spirito borghese allo stato puro”.
Cosa ti aspetti dunque, caro Massimo, da una società borghese viziata e benestante? l'immobilismo!, la cultura è scomoda, d'altronde anche la Chiesa quando con il Concilio di Trento abolì la musica modale e dette l'avvio alla musica tonale, lo fece per evitare ...fughe creative, poco controllabili, non per aumentare il Valore della musica.
Mi chiedi cosa si può fare contro tutto ciò.
In tempi brevi poco o niente secondo me,
per curare questo male non basta una compressa occorre espiantare una cultura ed impiantarne un'altra.
ma ciò è difficile finchè c'è gente che ritiene di far spegnere l'incendio da chi lo ha acceso.
Non so se ho parlato troppo o troppo poco, bene o male, dipende dai punti di vista. Io comunque continuo ad essere un pianista improvvisatore involontario, la mia musica, piaccia o meno è un'erba spontanea, antiborghese, non è la pianta da giardino creata dalla major discografiche, non è il pop di Allevi propagandato come "musica classica contemporanea" e cosi' via..... Non lo faccio per sipirito di eroismo o per mettermi di traverso, ma soltanto perchè mi piace così. Anch'io negli scorsi anni interpretavo i classici, ma poi mi sono detto:" che senso ha sforzarsi ad interpretare Mozart o altri avendo il cellulare in tasca e l'auto parcheggiata fuori ecc..ecc....
un saluto.
Giuseppe Perna

TENSIONE E DISTENSIONE TONALE

Il brano da me composto e denominato"CHROMATIC CONTOUR" è un esempio di passaggio da un modo ad un altro creando tensione e distensione tonale, cioè si passa da un modo meno tensivo ad uno più tensivo e viceversa. Il movimento della tonica modale è per semitoni discendenti.
Fai copia ed incolla sul seguente link per l'ascolto.
http://www.divshare.com/download/13067296-77b
LE SCALE LYDIAN


PROVATE A FARE QUESTO ESERCIZIO DI PLATEAU MODAL

Cominciate a creare una line di 4 misure partendo da C Lydian poi scendete di mezzo tono a B Lydian e così via fino al C Lydian dell'ottava sotto.
Credo vi troverete impacciati di fronte a queste sonorità, provate ancora fino a familiarizzare con esse.